Bullismo

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L’associazione culturale studentesca Future Is Now  è impegnata sin dalla sua nascita a promuovere azioni di sensibilizzazione ed informazione sul tema del bullismo e del cyberbullismo e sull’uso sicuro della rete. L’associazione è membra dell’Advisory Board del Safer Internet Centre – Generazioni Connesse (SIC) il centro nazionale per la promozione di un uso sicuro e positivo di Internet e tecnologie digitali, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Connecting Europe Facility. Il SIC è coordinato dal MIUR

Il contrasto e la prevenzione dei fenomeni dei bullismo rientra nelle mission dell’associazione Future Is Now Finas, che dal 2015  sta dialogando con gli studenti e con le famiglie, ricevendo numerose segnalazioni di atti e prepotenze da parte di bulli a partire dalla scuola elementare, dal 2018 è stato messo in atto col sostegno ed in collaborazione col MIUR il progetto “Bullismo 2.0” dall’idea dell’Avv. Giuliano De Luca e dalla collaborazione con l’Associazione Studentesca Future Is Now (FINAS) e si pone come obiettivo quello di realizzare eventi informativi-formativi in materia di cyberbullismo, rivolti agli studenti. L’innovatività del progetto è insita nella sua metodologia che mira innanzitutto all’ascolto degli studenti, che sono coinvolti a collaborare in maniera diretta ed immediata mediante l’utilizzo dei propri smartphones.

Un set di domande viene somministrato ai ragazzi che rispondono “live” direttamente dai loro smartphones in maniera anonima, i risultati aggregati delle risposte sono poi discussi insieme.

Il Pitch consiste in un format che suddivide ogni singolo evento formativo in due parti:

Fase Interattiva

Agli studenti vengono proposte delle domande relative all’uso delle nuove tecnologie e del cyberbullismo, che appaiono direttamente sui loro smartphones, ed alle quali ciascun studente risponde in maniera autonoma ed anonima. Questa fase li rende protagonisti e fa emergere il loro effettivo livello di conoscenza nell’ambito dei social e dei relativi aspetti (rischi) legali.

Fase di Dibattito

Sulla scorta delle risposte fornite, si apre un dibattito con gli studenti, in cui si illustrano le opportunità, le regole e i rischi relativi all’utilizzo delle nuove tecnologie. Anche in questa fase gli studenti restano parte attiva dell’evento e interagiscono alle sollecitazioni del relatore

Per contrastare questo fenomeno sociale sempre più diffuso abbiamo chiesto ad esperti quali Psicologi, insegnanti, avvocati, assistenti sociali, centri studi,  di sostenerci nel redigere una guida LA GUIDA AL BULLO 2.0 ideata da Filippo Pompei,  un vademecum semplice ed intutitivo che sostenga studenti e famiglie.

BUllismoAl Festival dei giovani 2017 di Gaeta al panel del 6 aprile

Nell’edizione del 2016 al panel “Social networks: rischi, opportunità, istruzioni per l’uso. Il cyberbullismo e le sue sfaccettature”  l’associazione ha presenteto le proprie progettualità alla presenza di studenti ed istituzioni tra cui anche il Safer Internet Centre Italy con la presenza della Project Coordinator SIC II Calvano Marzia

“Il Bullismo è un fenomeno in continua evoluzione, gli studenti non devono essere allarmati ma devono essere consapevoli che le loro azioni possono cambiare la vita di un loro coetaneo, influenzandoli durante una delle fasi più importanti della loro vita quali l’infanzia e l’adolescenza”

 

SAFER INTERNET DAY 7  FEBBRAIO ROMA AZIONI E STRUMENTI A CONTRASTO DEL CYBERBULLISMO CON IL PATROCINIO DELLA REGIONE LAZIO

Lovaglio Finas: contro le #fakenews necessaria educazione digitale agli studenti nelle scuole”
“Crediamo sia necessario educare e formare gli studenti nell’imparare a disconoscere le bufale del web, imparando a verificare le fonti delle notizie, questo può concretizzarsi con corsi di educazione digitale, che prevedano la sinergia di scuola, famiglia, associazioni e forze dell’ordine. La proposta ideata dall’Avvocato Giuliano De Luca esperto in diritto delle nuove tecnologie, co- autore della “Guida al bullo 2.0″ ed esponente dell’associazione FutureIsNow , verrà presentata al Safer Internet Centre Italy-Progetto Generazioni Connesse”

Così in una nota Antonio Lovaglio Vicepresidente Finas che prosegue: “Da sempre ritengo che sia necessario verificare la fonte delle notizie, la corretta informazione è fondamentale per i giovani ed il futuro, per questo rappresenterò l’associazione Future Is Now con contributi importanti alle attività previste dal Miur rivolte agli studenti.”

Antonio Lovaglio

Ogni giorno avvengono migliaia di episodi di bullismo e ogni giorno vengono pubblicati migliaia di articoli in cui viene denuncia la crescita esponenziale diquesti fenomeni di violenza.

Come si spiegano ai bambini le regole da seguire per non correre rischi in Internet? Spesso i più giovani imparano da autodidatti le dinamiche del web. Senza un’adeguata educazione al digitale, però, l’accesso alla Rete può presentare dei rischi. TIM ha lanciato Navigare Sicuri, l’App (su Android e iOS) realizzata per insegnare ai bambini le regole della navigazione sicura e per fornire a genitori ed educatori gli strumenti  per trasferire una prima educazione digitale ai giovanissimi http://www.telecomitalia.com/tit/it/cultura/navigare-sicuri.html.

Primo giorno di scuola: famiglie preoccupate per bulli e mense o quello intitolato
La piaga del bullismo del 6 febbraio 2016, pubblicato due giorni prima de:
Il bullismo su Internet e le parole da cancellare sul Corriere della Sera.
Ma si tratta davvero di un  fenomeno in crescita ?
Oppure è un fenomeno instabile, e non per forza ascendente, che può aumentare e diminuire come, per esempio, la criminalità?
Lo stesso termine “bullismo” è recente; coniato nel nel 1993 da Farrington.  Esso deriva dalla parola inglese “bullyng”.
Eppure anche la letteratura ha contribuito a raccontare storie di sopraffazione, esclusione , prepotenza e quindi di bullismo, pur non esistendo ancora il termine esatto per cui noi oggi indichiamo questo fenomeno. Già Verga, quando scrisse “ Rosso Malpelo” parlava di una storia di bullismo. Non a caso, il vero nome di di Malpelo non è Malpelo: è un soprannome, un nomignolo che gli hanno affibbiato a causa del suo caratteraccio. Malpelo è una vittima del bullismo, viene escluso e preso in giro dai suoi compagni, accetta punizioni senza protestare ma, ancora prima di riceverle, è pronto a vendicarsi con triplicata crudeltà. Malpelo sceglie la via sbagliata, diventando egli stesso un bullo.

Il bullismo è figlio della noia. Non trovare il senso alla propria esistenza porta il bullo a trasformare gli altri nell’oggetto del proprio fallimento interiore. Secondo ciò che dimostrano le migliori ricerche soltanto quando il bullo comincia a sviluppare interessi reali per la vita tende ad attenuare o addirittura a far scomparire il proprio atteggiamento aggressivo nei confronti dell’altro.

L’età giovanile è fondamentale. Se si struttura la propria adolescenza nell’azione bullista il rischio è che entri a far parte e diventi un aspetto del carattere della persona, trasformandosi così in micro-criminalità o in vera e propria criminalità. Difatti è importante anticipare questi possibili sviluppi, intervenendo prima che si strutturino.

Il bullismo è certamente un fenomeno psicologico, dovuto alle caratteristiche psico -sociali della persona, ma trova, se non una legittimazione, una mancanza di argine nella società.

La società ha, in questo caso ,una doppia responsabilità. Da una parte non stigmatizzare nell’età dell’adolescenza certi comportamenti, dall’altra intervenire in modo fermo e costruttivo. Occorre, quindi , trovare la giusta misura tra la repressione e la difesa delle vittime e il recupero del disagio. Il bullismo è un abuso di potere ripetuto nel tempo, in cui il bullo prevarica la vittima condizionando la sua vita privata e sociale. I comportamenti bullici si manifestano con la prevaricazione di una persona, con il suo isolamento, con il suo spavento, con la sua intimidazione. Il bullismo ha il suo interno molteplici sfumature. Esiste il bullismo di esclusione, dove la vittima è interna al gruppo e viene umiliata e perseguitata in quanto considerata “ diversa” dal modello identitario e culturale prevalente nel gruppo. Esiste il bullismo di inclusione, dove le vittime sono i più piccoli che, per essere ammessi nel gruppo, devono sottoporsi a persecuzioni “ ritualizzate”. Infine, esiste il bullismo persecutorio, dove entra in gioco la leadership del gruppo ( della banda) che designa la vittima in maniera per lo più casuale. Il bullismo ancora si può manifestare in modo “diretto” e “ indiretto”.

Il bullismo diretto è un bullismo fisico.  Esso consiste nel spingere,picchiare, insultare, minacciare gli altri. Il bullismo indiretto , invece, si gioca su un piano psicologico, meno visibile e più difficile, quindi, da individuare.

Il fenomeno del bullismo ha come protagonisti non solo l’oppressore e la vittima, ma anche gli spettatori. Il bullo si giova della zona grigia, ovvero di tutte quelle persone che per vigliaccheria, compiacenza, paura di divenire la “ prossima vittima” o indifferenza non denunciano e non si schierano con il più debole.

Questa zona grigia è ancora più forte nel bullismo digitale, o meglio, cyberbullismo. Mentre la visibilità alimenta il bullo tradizionale, nel cyberbullismo entra in gioco l’invisibilità.

Negli ultimi quindici anni l’evoluzione tecnologica è stata pervasiva e capillare, portandoci a ad un vero e proprio cambio di paradigma culturale , ad una rivoluzione mentale prima ancora che tecnologica; ad un mentalità reticolare. La rete però presenta anche il suo lato oscuro. Infatti, la familiarità dei giovani verso le nuove tecnologie non li ha resi anche consapevoli delle potenzialità distruttive del mezzo. Basti pensare alla poca attenzione alla privacy, alla facile confidenza e all’inevitabile cyberbullismo.

Il termine cyberbullismo fu coniato dall’educatore Bill Belsey nel 2002, e ripreso nel 2006 da Peter Smith, che definì il cyberbullismo come “ un atto aggressivo e intenzionale, condotto da un individuo o gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi” ( Smith, 2008).

Con il termine cyber si intende tutto ciò che è elettronico e che ha una diffusione virale. Ed è proprio quest’ultima caratteristica a creare un’angoscia distruttiva nella vittima ed una incapacità di far fronte ad un sentimento profondo di vergogna e esposizione al collettivo. A differenza che nel bullismo tradizionale, nel cyberbullismo è più difficile intervenire : il web , infatti, non è controllabile.

I testi e le immagini volgari e minacciose rimangono indelebili difficili da cancellare. Le calunnie e le offese si diffondono a macchia d’olio tramite le mail, le chat, i blog e i social network.

Esistono diverse tipologie di cyberbullismo. Tra queste è importante segnalare le più comuni e diffuse: Il flaming è un violento litigio on line con uso di linguaggio volgare, l’harassment è una molestia ripetuta, la denigrazione è una sorta di gogna pubblica, di pettegolezzo crudele e offensivo che danneggia l’immagine della persona. Il cyberstalking arriva fino alle minacce fisiche e la vittima inizia ad avere una vera e propria paura fisica e psicologica, l’outing estorto è la registrazione fatta in un clima di fiducia di confidenze private pubblicate poi sui social network o sui blog o sui gruppi. In questo caso si aggiunge anche il tradimento. Un caso tipico del bullismo digitale è il vero e proprio furto d’identità con il quale creare le situazioni più incredibili che colpiscono però sempre la vittima.

Secondo il rapporto Ipsos 2014 per Save The Children i social network rappresentano la modalità d’attacco preferita dal bullo (61%) , che colpisce la vittima attraverso la creazione di un gruppo “ contro” ( 57%) o la diffusione di immagini e foto personali e denigratorie (59%) . C’è poi il fenomeno del furto di messaggi privati e foto private rese pubbliche (48%) e la diffusione di notizie false sulla vittima ( 58%). Il bullismo è inoltre considerato dal 69% dei minori italiani intervistati come un problema più grave della droga, dell’alcol e della possibilità di ricevere molestie da un adulto. Il cyberbullismo secondo i ragazzi ha conseguenze sul rendimento scolastico (38%), sui rapporti sociali (65%) e può portare a conseguenze sulla salute come ansia e depressione (57%).

Il mezzo digitale rende la vittima ancora più distante di quella fisica, la sofferenza della vittima non è affatto percepita, come se si trattasse di un videogioco da vincere.

Se le caratteristiche essenziali del cyberbullismo non differiscono dal bullismo tradizionale, le conseguenze sono più gravose per il numero di persone coinvolte e per la forza pervasiva e capillare del messaggio mediatico. Non è da sottovalutare anche la dipendenza dal web sia per la vittima sia per il carnefice innestando così una spirale difficile da combattere. Le soluzioni non sono semplici. La strada è quella dell’ascolto, dell’educazione e della comunicazione ma anche d’interventi legislativi. Dove esiste autostima e consapevolezza di sé, il bullismo non riesce ad attecchire.

Micol Meghnagi Responsabile progettuale F.I.N.A.S

analisi di Micol Meghnagi

Micol parla a Radio spazio Blu del nostri impegno nella lotta al bullismo
A Radio spazio Blu si parla del nostro impegno nella lotta al bullismo

CYBERBULLISMO  L’ALTRA   ANIMA   DEL   BULLISMO:

  1. Sexting
  2. Cyberstalking
  3. Body shaming
  4. Cyberbullismo
  5. Cyberharrassment
  6. Impersonation, trickery, masquerade
  7. Flaming
  8. Exclusion
  9. Denigration

 

 

 

 

parole  che spesso  a molti genitori sono sconosciute, ma hanno significati importanti capiamone qualcosa:

  1. Sexting è una parola che deriva  dall’inglese “sex” (sesso) e “texting ”, fa riferimento allo scambio di testi, immagini, video dai contenuti espliciti di carattere sessuale attraverso i social media o chat/videochat . L’Unione Europea (Gazzetta Ufficiale, 15 Novembre 2012) ci dice che il Sexting è tra i rischi della rete a causa della “partecipazione maggioritaria di giovani che non hanno ricevuto alcuna formazione previa sull’uso intelligente e responsabile delle reti sociali”

  2. Cyberstalking:  La Legge n.38/2009: introduce in Italia il reato di stalking.

  3. Bosdyshaming

  4. Cyberharrassment: il termine indica una “cybermolestia” e consiste nella spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire  qualcuno. E’ una delle categorie di fenomeni di cyberbullismo (Willard, 2007).

    5 Nel cyberharassment il comportamento aggressivo è reiterato nel tempo e vi è asimmetria di potere tra il cyberbullo e la vittima, che subisce passivamente le molestie o prova a convincere il persecutore a porre fine alle aggressioni.

    6 Impersonation, trickery, masquerade

    7  Flaming Exclusion: avviene quando il cyberbullo decide di escludere intenzionalmente
    una persona  da un gruppo online (ad esempio chat) , o o da altri ambienti digitali con lo scopo di provocare un senso di emarginazione.

    9 Denigration/diffamazione:  avviene quando il cyberbullo insulta o diffama qualcuno attraverso la condivisione e diffusione online di foto/video e o  menzogne e/o materiale offensivo con lo scopo di danneggiare la reputazione del soggetto e i suoi rapporti sociali.

Le ricerche condotte in tema di privacy (Giaccardi , 2010; Rivoltella & Ferrari, 2013) dimostrano che le nuove generazioni sono meno  attente della loro

privacy, eleggono lo spazio della loro rete sociale a luogo di esplicitazione della loro intimità, dimostrando di non saper più delimitare con precisione lo spazio pubblico

Fonti:
Pew Reasearch Center (2014) I social media e la spirale del silenzio
Generazione touch (Riva, 2014),Riva, G. (2010). I social network. Bologna: il Mulino.
  • Boccia Artieri, G. (2012). Stati di connessione: pubblici, cittadini e consumatori nella (social) network society. Milano: FrancoAngeli.
  • Boccia Artieri, G. (Ed.) (2015). Gli effetti sociali del web. Milano: FrancoAngeli.
  • Riva, G. (2014). Nativi digitali. Crescere e apprendere nel mondo dei nuovi media. Bologna: il Mulino.
  • Meirieu, P. (2012). Lettera agli adulti sui bambini di oggi. Bergamo: Edizioni Junior.
  • Meirieu, P. (2007). Frankenstein educatore. Bergamo: Edizioni Junior.
  • Rivoltella, P. C. (2003). Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line. Socialità e didattica in Internet. Gardolo (TN): Edizioni Erickson.
  • Rivoltella, P. C. (2015). Le virtù del digitale. Per un’etica dei media. Brescia: Morcelliana.
  • Ziccardi (2016). L’odio online. Violenza verbale e ossessioni in rete. Milano: Raffaello Cortina
  • Livingstone, S. (2002). Young People and New Media: Childhood and the Changing Media Environment. London: Sage.
  • Livingstone, S., & Bovill, M. (1999). Young people, new media: report of the research project Children Young People and the Changing Media Environment. London: Research report, Department of Media and Communications, London School of Economics and Political Science. http://eprints.lse.ac.uk/21177
  • Rivoltella, P. C., & Ferrari, S. (2010). A scuola con i media digitali. Milano: Vita e Pensiero.
  • Buckingham, D. (2006). Media education. Alfabetizzazione, apprendimento e cultura contemporanea. Trento: Erickson.
  • Croce, M., & Gnemmi, A. (2003). Peer education. Adolescenti protagonisti nella prevenzione. Milano: FrancoAngeli.
  • Croce, M., Lavanco, G., & Vassura, M.(2011). Prevenzione tra pari, Modelli, pratiche e processi di valutazione. Milano: FrancoAngeli.
  • Dalle Carbonare, E., Ghittoni, E., & Rosson, S. (2004). Peer educator. Istruzioni per l’uso. Milano: FrancoAngeli.
  • Ottolini, G. (2011). Verso una Peer Education 2.0?, in Animazione Sociale, suppl. al n° 251, Torino.
  • Rivoltella P.C., (2001). Media education. Modelli, esperienze, profilo disciplinare. Roma: Carocci.
Letture suggerite:
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Radio Luiss intervista responsabile progettuale Finas Bullo 2.0
Radio Luiss intervista responsabile progettuale Finas Bullo 2.0

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